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29 Mar, 23

Laforgia “Denunciate i clan nei vostri cantieri: da oggi sarà più facile” su “La Repubblica”

Il 23 marzo 23, Michele Laforgia su La Repubblica.

di Chiara Spagnolo

Un canale privilegiato per segnalare all’autorità giudiziaria le attenzioni della criminalità: lo hanno voluto fortemente, e trovato, gli imprenditori edili baresi, in un momento storico in cui le difficoltà economiche e le incertezze legate ai bonus possono facilitare certe attività dei clan. Come reagire e a chi affidarsi lo spiega l’avvocato Michele Laforgia, dello Studio Polis, che affiancherà Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, nell’iniziativa che è stata messa in campo con la Procura.

Partiamo dall’incontro recente fra gli imprenditori edili di Ance Bari-Bat e il procuratore Roberto Rossi: perché si è sentito questo bisogno?
«L’associazione ha intrapreso da tempo un percorso di piena collaborazione con la Procura della Repubblica nel contrasto ai fenomeni di criminalità comune e organizzata. Il dialogo, il confronto, l’individuazione dei modelli organizzativi più idonei alla tutela delle vittime dei reati sono il metodo che ha consentito di conseguire risultati importanti».

Un referente della polizia giudiziaria fungerà da avamposto al quale gli imprenditori, con l’assistenza dello Studio Polis Associati, potranno segnalare attività estorsive o tentativi di infiltrazione criminale. Come funzionerà concretamente?
«Uno dei problemi principali per gli imprenditori è la difficoltà di individuare un interlocutore specializzato nelle forze dell’ordine, pronto a recepire e interpretare correttamente i segnali di pericolo che arrivano dai cantieri. Da oggi questo problema è superato, con enormi vantaggi tanto per le possibili vittime, quanto per la Procura».

Alcune indagini del passato, con importanti conferme processuali, sono nate proprio dalle denunce dei costruttori.
«In quasi tutti i recenti processi alla criminalità organizzata sono emersi tentativi di estorsione ai danni di imprese edili. E in tutti questi casil’Ance si è costituita parte civile e le è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni. Se nel distretto di Bari sono stati ottenuti risultati importanti è anche per questo».

Nella maggior parte dei casi le autorità giudiziarie vengono a conoscenza di fatti estorsivi dopoche avvengono, mentre sarebbe auspicabile che gli imprenditori denunciassero prima. Ma serve la certezza di non essere da soli.
«Tempo fa le denunce erano pochissime e le condanne assai rare ora, con l’ausilio dell’Ance gli imprenditori denunciano i reati. Anche per questo il fenomeno delleestorsioni sui cantieri è in calo». A Bari ci sono stati anni in cui le operazioni di polizia contro presunti estorsori erano frequenti. Oggi se ne fanno di meno o ci sono meno denunce? «Se ne fanno di meno perché, come ha detto anche il procuratore, sempre più il risultato finale non è l’incasso del pizzo, ma la galera. E così, invece di affermare il proprio dominio sul territorio i clan segnano un netto arretramento».

Il presidente Ance Bari-Bat, Nicola Bonerba, ha evidenziato che in un momento storico in cui il settore edile è caratterizzato da incertezze — fra rincari dei materiali e problematiche irrisolte su bonus edilizi e Piano casa — il rischio infiltrazioni è più alto.
«È inevitabile. La criminalità prospera nei momenti di crisi e di incertezza, anche perché dispone di capitali liquidi che gli imprenditori non hanno e ai quali hanno sempre più difficoltà ad accedere. Lo scopo principale degli investimenti illeciti non è il profitto, del resto, ma il riciclaggio del denaro sporco».

Anche in passato le indagini hanno portato alla luce l’esistenza di imprese vicine alla criminalità o intestate a prestanome. Quali sono i segnali d’allarme per capire che un’impresa non è sana?
«Le imprese mafiose non temono la concorrenza perché possono lavorare in perdita. Il primo segnale, quindi, è l’offerta di beni e servizi sottocosto, a condizioni di apparente favore. Le minacce e le violenze arrivano dopo, a volte in modo subdolo, con i danneggiamenti, i furti ripetuti, le allusioni. Segnali che non devono essere mai sottovalutati».

Gli imprenditori hanno evidenziato i problemi legati alle norme sulla privacy, che per esempio non consentono di conoscere i casellari giudiziali dei dipendenti dei subappaltatori.
«È uno dei paradossi nel nostro sistema. Le imprese possono essere perseguite e, addirittura, perdere la possibilità di contrattare con la pubblica amministrazione se hanno dipendenti “controindicati”, collusi con la criminalità. Ma non possono chiedere neppure il certificato del casellario giudiziale del proprio personale, né ottenere informazioni sui propri subappaltatori e fornitori.

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