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20 Apr, 23

Di Comite: “Ferrotramviaria non ha colpe ha rispettato sempre le regole” su “La Gazzetta del Mezzogiorno”

Il 17 aprile 23, Andrea Di Comite su La Gazzetta del Mezzogiorno.

di Isabella Maselli

BARI. Il processo sulla strage ferroviaria che il 12 luglio 2016 causò la morte di 23 persone e il ferimento di 51 passeggeri per lo scontro tra due treni sulla tratta tra Andria e Corato è ormai alle battute finali. A oltre 6 anni dal disastro e a 4 dall’inizio del dibattimento che vede alla sbarra 18 imputati (17 persone fisiche e la società Ferrotramviaria), siamo alle arringhe. Da un lato c’è l’accusa, con il pm Marcello Catalano che ha chiesto condanne fino a 12 anni di reclusione. Dall’altro le difese degli imputati, che respingono al mittente le numerose omissioni contestate. Nelle ultime due udienze della scorsa settimana ha discusso l’avvocato Andrea Di Comite, difensore del direttore generale della società, Massimo Nitti, tra gli imputati per i quali la Procura di Trani ha chiesto la condanna più alta. Le arringhe si concluderanno il prossimo 3 maggio, quando per Ferrotramviaria parleranno gli avvocati Michele Laforgia e Tullio Bertolino.

Avvocato Di Comite, cosa, secondo la difesa, non si può addebitare alla società e ai suoi dirigenti?

«Non può addebitarsi alcuna responsabilità, né quanto al rispetto delle normative in vigore, né in merito alla formazione ed alla vigilanza sul proprio personale: Ferrotramviaria ha sempre operato all’interno delle regole e mettendo la sicurezza del servi- zio al centro delle proprie scelte».

Il nodo del processo è il presunto ritardo nell’ammodernamento della linea, all’epoca con il sistema – ritenuto obsoleto – del blocco telefonico su una tratta a binario unico. Le norme erano tutte rispettate?

«Premesso che l’ammodernamento della linea – che era, ed è, in pieno svolgimento ad opera della Regione, grazie soprattutto ai finanziamenti comunitari – non è mai stato nella disponibilità della Ferrotramviaria, che opera in concessione su una infrastruttura di proprietà pubblica, a luglio 2016 la Società operava nel pieno rispetto delle norme vigenti, utilizzando sulla tratta Andria-Corato un sistema di circolazione, il regime di Blocco Telefonico, che consentiva di regolare il traffico ferroviario, so- prattutto in presenza di incroci tra treni, in assoluta sicurezza. La cd. “dichiarazione di obsolescenza” del Blocco Telefonico non riguardava affatto una presunta carenza di sicurezza – nel qual caso, ovviamente, le autorità lo avrebbero immediatamente vietato, mentre è tuttora regolarmente utilizzato sulle reti regionali ed anche su quella nazionale, in caso di avaria dei sistemi automatici – bensì l’impossibilità di gestire, con quel regime di circolazione, gli alti volumi di traffico e l’aumento delle prestazioni dei convogli, che sono tipici della rete nazionale».

Tra gli elementi a supporto dell’accusa ci sono una serie di incidenti sfiorati, i cosiddetti «pericolati», ben venti tra il 2003 e il 2015, quindi prima dell’incidente, che secondo la Procura avevano già dimostrato la pericolosità di quei sistemi. L’imputazione parla di «evento prevedibile». È così?

«Quelli che l’imputazione chiama “pericolati”, sono in realtà normalissimi “inconvenienti di esercizio” del tutto fisiologici nello svolgimento dell’attività ferroviaria e che, nella stragrande maggioranza dei casi, non solo, non sono “incidenti sfiorati”, ma non hanno comportato alcun pericolo, neppure potenziale, per la sicurezza della circolazione. Anche nei pochissimi casi nei quali un rischio potenziale si è effettivamente manifestato – ed è bene ricordare che non esistono attività a rischio zero e questo vale, a maggior ragione, nel settore dei trasporti – è stato efficacemente gestito proprio grazie alla preparazione ed alla professionalità del personale, che ha correttamente applicato le norme regolamentari adottate dalla Società ed approvate dagli enti pubblici di controllo. In ogni caso, nessuno dei cd. “pericolati” presenta analogie, neppure vaghe, con quanto è purtroppo successo il 12 luglio 2016: come è stato ampiamente dimostrato dagli elementi acquisiti nel corso del processo, si è trattato di un evento assolutamente imprevedibile che, per caratteristiche, non ha precedenti, non solo, nella storia (cinquantennale) di Ferrotramviaria, ma neppure in quella delle ferrovie italiane».

Ai giudici toccherà un compito delicatissimo: bilanciare le valutazioni tecniche con la legittima domanda di verità e giustizia delle famiglie che hanno perso i loro cari. Ci sono colpevoli per quella strage o, secondo voi, quel luglio 2016 due treni si scontrarono per un tragico incidente?

«Il 12 luglio 2016 si è purtroppo verificato un incidente tragico, certamente dovuto ad un errore umano. Errore del tutto inspiegabile – ed altrettanto imprevedibile – perché compiuto, contemporaneamente, da ben tre dipendenti esperti, formati, abilitati e la cui condotta, sino all’11 luglio 2016, era stata assolutamente irreprensibile».

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