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27 Nov, 20

L’avvocato Laforgia intervistato da Repubblica Bari sulle condanne alla “mafia foggiana”

Oggi su Repubblica Bari, l’intervista all’avvocato Michele Laforgia, founding partner di Polis, sulle condanne agli esponenti della “mafia foggiana”, decise ieri dal GUP di Bari.

I penalisti di Polis, Laforgia e Dello Russo, nel processo “Decima azione” rappresentano, rispettivamente, le parti civili Regione Puglia, Confindustria Puglia e Confindustria Foggia.

Di seguito l’intervista, a firma di Chiara Spagnolo.

«Il potere criminale si esercita con la violenza ma si fonda sull’omertà. Lo Stato riesce a imporre la forza della
legge quando riesce a dare voce alle vittime»: è un appello ad ulteriori prese di coscienza e alla collaborazione con la giustizia, da parte di cittadini e imprenditori, quello lanciato dall’avvocato Michele Laforgia dopo la sentenza di
condanna nei confronti di 24 affiliati della mafia foggiana. Il processo, nato dall’inchiesta Decima Azione
della Dda di Bari, si è concluso in abbreviato con pene per complessivi 273 anni di carcere e il riconoscimento dei danni a imprenditori ma anche alla Regione Puglia, a Confindustria, al Comune di Foggia, alla Fondazione antiracket
Puglia, a Confindustria Foggia e all’associazione Panunzio. Gli avvocati Michele Laforgia e Alessandro Dello Russo, partners di Polis Avvocati, hanno rappresentato quali parti civili la Regione e le associazioni degli industriali.

Avvocato Laforgia, il processo Decima Azione è finito con una sentenza storica, perché nasce dalla collaborazione delle vittime in una provincia, quella di Foggia, in cui fino a poco tempo fa cittadini e imprenditori restavano
rigorosamente in silenzio.
«Non c’è dubbio. Il potere criminale si esercita con la violenza ma si fonda sul silenzio o meglio sull’omertà. Lo
Stato riesce a imporre la forza della legge quando riesce a dare voce alle vittime. Ma questo vale anche al
contrario: senza l’iniziativa e la presenza delle vittime le forze dell’ordine e la magistratura hanno
le armi spuntate».

Nel processo si sono costituite parte civile la Regione e Confindustria. Qual è il senso di
queste presenze nei Tribunali?

«Come qualcuno ricorderà, nelle prime battute del processo il procuratore della Repubblica di Foggia, Ludovico Vaccaro, rivolse un pubblico appello alle persone taglieggiate, esortandole a costituirsi parte civile. Non tutte lo hanno fatto. Ma la risposta tempestiva della Regione e delle associazioni territoriali degli imprenditori, la loro
presenza nel processo, hanno assolto alla stessa finalità: saldare il patto per la legalità fra istituzioni, comunità
territoriali e imprese».

Il momento più difficile per gli imprenditori è quello della denuncia, in cui avere alle spalle una rete di solidarietà è fondamentale.
«Esattamente. Il primo contrasto alla criminalità consiste proprio in questo: nel non essere soli. L’esperienza di Bari, in questo senso, è esemplare: l’azione intrapresa decisamente da Ance e Confindustria, d’intesa con la Procura della Repubblica, ha quasi azzerato le estorsioni nei cantieri».

È stato riconosciuto anche il danno d’immagine nei confronti della Regione Puglia. Quanto può influire sullo sviluppo economico di un territorio l’essere considerato terra di mafia?
«Era una delle ragioni indicate vent’anni fa da Franco Tatò per le quali “la Puglia non è la California”.
Un danno enorme, quindi, visto che, anche grazie ad anni di durissimo contrasto alle mafie, la nostra
regione è diventata un punto di riferimento mondiale per il turismo. Ma c’è ancora molto da fare, e non
solo in Capitanata, per attrarre investimenti e insediamenti produttivi».

 

La Repubblica Bari 27.11.2020_intervista Laforgia condanne mafia foggiana

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