“Libertà personale e difesa sono diritti inviolabili, che devono essere pienamente garantiti a chiunque, indipendentemente dalla nazionalità, dalla lingua, dalla religione. E anche nella condizione di immigrati regolari o irregolari. È un problema solo degli indagati e degli imputati? Non direi. È un problema nostro. E dovremmo tenerlo bene a mente, in una fase in cui la tendenza è il passaggio dallo stato sociale allo stato penale, in chiave di generalizzato incremento delle tecniche di privazione e limitazione delle libertà personali, e di compressione, se non di negazione, dei diritti fondamentali. Il tema dei diritti procedurali rientra tra questi”.
È partito da questo assunto il penalista Michele Laforgia, socio di Polis Avvocati, ieri relatore nella tavola rotonda “Le garanzie europee per i diritti procedurali degli arrestati”, organizzata dall’associazione Antigone Puglia, con il patrocinio del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bari.
L’avvocato Laforgia ha quindi approfondito il tema della Direttiva 2010/64/UE sul diritto alla traduzione e interpretazione nei procedimenti penali, attuata nell’ordinamento italiano con il DLgs. 32/2014, che ha portato alla riscrittura dell’art. 143 c.p.p, che ora disciplina il diritto dell’imputato all’interprete e alla traduzione di atti fondamentali. Al quale, nel 2015, si sono aggiunti i casi che riguardano i testimoni e le persone offese. Nel 2016 inoltre è stato inserito l’art. 67 bis c.p.p. che ha istituito l’elenco nazionale degli interpreti e traduttori.