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07 Giu, 23

Attrazione degli investimenti, sì alle norme anti-burocrazia

Il 5 giugno 2023, Andrea Di Comite su Italia Oggi Sette

Prime valutazioni sul pacchetto del governo Meloni per richiamare capitali verso l’Italia

ItaliaOggi Sette, 5 giugno 2023

ll Governo italiano è sempre più determinato ad attirare nuovi investimenti a livello internazionale. Già il governo Draghi, con il decreto-legge n. 50 del 2022 (cosiddetto Decreto Aiuti), convertito nella legge n. 91 del 2022, aveva implementato alcune misure utili ad attrarre investimenti esteri verso l’Italia, attraverso il coinvolgimento del Ministero delle imprese e del made in Italy. In particolare, all’art. 25 del decreto era stata prevista l’istituzione di un fondo con una dotazione iniziale di 5 milioni di euro annui finalizzato alla realizzazione di iniziative atte alla ricognizione di «investitori strategici esteri». E il mese scorso, nel dl per il rafforzamento della capacità amministrativa delle Pa, è stata inserita una norma che prevede l’istituzione dell’Unità di missione «attrazione e sblocco degli investimenti» presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, volta a facilitare, indirizzare e sburocratizzare le procedure per attrarre gli investimenti in Italia. Un tema, quello dell’attrazione degli investimenti dall’estero, su cui da tempo lavorano anche molti studi legali che assistono in Italia clienti internazionali.

Affari Legali ha sentito alcune di queste law firm per capire se le iniziative governative possono aiutare. «In questo momento storico, gli investimenti diretti esteri hanno assunto una particolare valenza geopolitica, che consente all’Italia di mantenere alto il livello di attenzione nel campo dell’innovazione, valorizzando i vantaggi competitivi dei settori più dinamici e dei cluster produttivi e territoriali che li caratterizzano. «Il periodo è decisamente positivo», commenta Flavio Notari, head of tax for technology companies di Orrick Italia. «La rinnovata attenzione con la quale gli investitori internazionali guardano all’ Italia – in particolare quelli statunitensi con cui Orrick collabora in maniera continua-è accompagnata dalla volontà del Governo di introdurre misure volte a creare un ambiente favorevole agli investitori stranieri, generando un circolo virtuoso che può rappresentare un’importante leva di sviluppo per il sistema Paese. Senza dubbio il contributo fornito dagli investimenti diretti esteri in termini di produttività, qualità e quantità dell’occupazione rappresenta una significativa opportunità di progresso tecnologico e di trasferimento del know-how. Riteniamo infatti che investire in Italia significhi avere accesso ad un immenso patrimonio di conoscenze intellettuali e specialistiche uniche. La percezione del valore di questi fattoriè testimoniata dalle numerose operazioni di M&A che Orrick Italia ha seguito in diversi settori strategici quali: meccanica, automazione, moda e design e alimentare, senza dimenticare le industry «sensibili» quali energia, reti, telecomunicazioni e trasporti. A sua volta, l’afflusso di capitali per le operazioni di M&A ha conseguenze positive in termini di investimenti venture capital. La creazione di un mercato delle «exit», favorito da buyer stranieri, consente, infatti, di sollecitare l’interesse degli investitori internazionali anche nella fase di investimento nel capitale di rischio, valorizzando, così, la qualità dei talenti italiani dei settori più avanzati come il digitale, il fintech, il biotech e la transizione verde. Gli aspetti fondamentali dell’assistenza che una firm tech come Orrick offre agli investitori esteri interessati al mercato italiano consistono nel favorire il dialogo tra l’investitore estero e le istituzioni competenti, facilitando l’individuazione delle procedure autorizzative previste e le azioni da svolgere oltre che agevolare il dialogo con le amministrazioni coinvolte nel progetto di investimento, favorendo il coordinamento delle loro procedure di competenza, al fine di assicurare una risposta il più possibile tempestiva e certa. Il tutto può e deve essere accompagnato da una corrispondente promozione del sistema Paese. Da questo punto di vista, la nostra expertise tech di primo livello nell’ecosistema californiano, ha permesso ai nostri professionisti italiani di creare una vera e propria «antenna per l’innovazione» in grado di alimentare in termini di contenuto la piattaforma che il Governo italiano sta implementando. Una sfida importante per la crescita delle aziende e delle risorse umane del domani».

Le recenti misure di attrazione degli investimenti esteri in Italia sono di tipo organizzativo e procedimentale. «Le «misure organizzative» (sportello unico per gli investitori stranieri in Italia e fondo per il potenziamento dell’attività di attrazione degli investimenti esteri) rivelano la consapevolezza dell’attuale Governo della necessità di offrire un’interlocuzione qualificata ed efficiente a chi investe in Italia», dice Rosaria Arancio di Grimaldi Alliance. «Si tratta di interventi positivi che, peraltro, ci consentono, nel dialogo con i clienti stranieri, di rappresentare una maggiore attenzione delle istituzioni. La «misura procedimentale», consistente nel potere sostitutivo del MMIt in caso di inerzia o ritardo di determinati soggetti pubblici rispetto a investimenti per il sistema produttivo nazionale di valore superiore a 25 milioni di euro e con significative ricadute occupazionali, è un rimedio apprezzabile, ma l’investitore straniero vorrebbe essere rassicurato sul fatto che l’eventualità «ritardo/inerzia» non esiste più nel nostro Paese. E questo, purtroppo, non siamo ancora in grado di garantirlo. In Grimaldi Alliance sappiamo che l’investitore straniero che vuole «fare impresa» in Italia trova un contesto normativo e burocratico difficile da decodificare e abbiamo costituito un team interno dedicato al Public Funding e Pnrr che si avvale di professionisti e senior advisors di rinomata esperienza nel settore e, da sempre, ci prendiamo cura degli aspetti di set-up societario e pianificazione e supporto ai vari profili legali connessi all’investimento estero. A prescindere da questi rilievi, le misure citate potranno tradursi in una «credibilità» riconosciuta dagli operatori stranieri e dai mercati finanziari solo se l’esperienza concreta di applicazione delle stesse si rivelerà proficua». Tra le misure di de-burocratizzazione escogitate dal Governo Meloni per attrarre e incentivare gli investimenti in Italia, specialmente dall’estero, oltre che per agevolare la corretta gestione dei fondi del Pnrr, è particolarmente rilevante quella che attribuisce al Ministero delle Imprese e del Made in Italy l’esercizio di poteri sostitutivi nei casi di inerzia delle amministrazioni centrali nei procedimenti relativi a investimenti di almeno 25 milioni di euro aventi ricadute occupazionali significative.

«A questa misura è stata accompagnata l’istituzione di una struttura di supporto e tutela dei diritti delle imprese chiamata a raccogliere le segnalazioni delle imprese di ritardi e inerziaea darvi seguito», afferma Andrea Marega, partner di Ughi e Nunziante Studio Legale. «Le novità introdotte Decreto Aiuti si propongono quindi di sbloccare progetti, cantieri, misure incentivanti o agevolazioni che non giungono a completamento perché incastrati nelle sabbie mobili della burocrazia. Per quanto apprezzabili, le misure scontano, tra gli altri, il limite dell’applicabilità dei poteri sostitutivi soltanto alle amministrazioni centrali. Spesso sono proprio le Regioni, espressione di potestà legislativa di rango primario ma al tempo stesso di interessi territoriali locali, a rallentare e tenere bloccati progetti rilevanti per il sistema produttivo. Ciò avviene anche a causa della complessa allocazione della potestà legislativa tra Stato e Regioni per materie disegnata dal Titolo V della Costituzione. Numerosi e spesso rilevanti sono i casi in cui le Regioni godono di un potere di intervento, che talvolta si traduce in veto, nei procedimenti relativi ai progetti strategici di rilevanza nazionale. L’efficacia di queste misure dipenderà principalmente dal ministro Urso. Al momento non è ancora possibile definire un primo bilancio».

«Questo fondo sembrerebbe avere il fine di favorire l’avvio, la crescita o la ricollocazione di insediamenti produttivi, oltre che l’elaborazione di proposte di investimento di interesse per le imprese estere», affermano Daniela Della Rosa e Jacopo Cordiano, rispettivamente partner e counsel dello Studio legale internazionale Curtis, Mallet-Prevost, Colt & Mosle LLP. «A tale fine, infatti, è stata costituita una «segreteria tecnica» con l’obiettivo di supportare scientificamente e dal punto di vista operativo il Comitato interministeriale per l’attrazione degli investimenti esteri, istituito nel corso dell’anno 2014. Alla segreteria tecnica è attribuito il ruolo, tra gli altri, di individuazione di potenziali investitori esteri, di elaborazione di proposte di investimento, di creazione di uno «sportello unico» che supporti e accompagni gli investitori alla «realizzazione concreta dell’investimento», nonché di costituzione di un sito web che contenga in maniera organica le informazioni sulle iniziative e gli strumenti di cui potrebbero beneficiare gli investitori. L’istituzione di tale fondo vorrebbe pertanto inserirsi in un tentativo di rafforzare l’attività pubblica di supporto alla realizzazione degli investimenti esteri svolta dal Comitato interministeriale per l’attrazione degli investimenti esteri. Un’attività, questa, di evidente interesse pubblico e che è svolta nel quotidiano anche in forma privatistica dai professionisti che offrono servizi di consulenza. L’assenza di disponibilità di dati relativi all’utilizzo degli strumenti indicati non consente di esprimere valutazioni obiettive in merito alla loro effettiva efficacia. È possibile ritenere, però, che lo stato dei lavori della segreteria tecnica sia ancora in fase embrionale; la stessa non ha attualmente provveduto alla realizzazione dello sportello unico e del sito web, i quali, una volta compiuti, potranno soddisfare le esigenze dei soggetti interessati a intraprendere operazioni di investimento in Italia. L’auspicio è che questi servizi vengano implementati e resi effettivi, eventualmente inserendosi in un contesto in cui possa alimentarsi una virtuosa sinergia tra il settore pubblico e privato, nell’obiettivo comune di dare reale concretezza al desiderio delle imprese estere di esercitare la propria attività in Italia».

Da considerare anche l’aspetto tributario. Il disegno di legge delega per la riforma del sistema tributario italiano messo in campo dal Governo potrebbe risultare uno strumento importante per attirare nuovi investimenti in Italia. «La riforma dovrà migliorare il coordinamento tra le norme tributarie italiane sia con le raccomandazioni Ocse di cui alla documentazione Beps (Base Erosion and Profit Shifting), sia con le sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione europea. Si dovrà tenere conto anche della Global minimum tax, di cui al Pillar 2 dell’Ocse, prevista dalla direttiva n. 2523/2022 che entrerà in vigore nel 2024», spiega Marco Petrucci, partner di LawaL Legal and Tax Advisory, «Sono previste nuove regole sulla residenza fiscale delle persone fisiche e delle imprese e sul trasferimento della stessa verso e fuori dall’Italia. Sono previste anche nuove forme di incentivazione al trasferimento di capitali ed agli investimenti in Italia al fine di promuovere lo sviluppo di attività economiche sul territorio italiano, sebbene si dovrà tenere conto delle normative europee contro gli aiuti di stato e la concorrenza fiscale. Insomma, sulla carta potrebbe essere una svolta davvero epocale verso una profonda modernizzazione del sistema tributario italiano. Modernizzazione che, però, per divenire effettiva dovrà passare anche da una profonda revisione delle attuali modalità operative dell’Agenzia delle Entrate affinché la stessa operi con una sempre maggiore attenzione al concetto di «funzione pubblica» nella sua interezza (quindi, ad esempio, anche a tutela degli stessi soggetti che vengono sottoposti a ispezioni tributarieo che vantano ingenti crediti verso la stessa Agenzia delle Entrate) e non solo con l’obiettivo di «fare cassa». Il tutto appare potenzialmente realizzabile, specie se si guarda ai costanti, seppur lenti, miglioramenti sotto questo aspetto avvenuti nell’ultimo trentennio. Miglioramenti che, però, a completamento di una effettiva modernizzazione dell’intero sistema tributario andrebbero supportati anche da una più incisiva riforma non solo delle norme del processo tributario, ma anche del sistema di gestione della giustizia tributaria che al momento soffre prima di tutto di mancanza di organizzazione rispetto alla mole di processi da gestire».

Oltre al fondo per il potenziamento dell’attività di attrazione degli investimenti esteri e allo sportello unico per l’accompagnamento degli investitori internazionali, il Ministero delle imprese e del Made in Italy ha previsto l’istituzione dell’Unità di missione «attrazione e sblocco degli investimenti» volta a facilitare, indirizzare e sburocratizzare le procedure per attrarre gli investimenti in Italia. «Tale strumento si aggiunge a quelli già attivi per evitare rallentamenti quando vi siano progetti di interesse nazionale per investimenti in settori di rilevanza strategica, come la microelettronica e dei semiconduttori, delle batterie, del supercalcolo e calcolo ad alte prestazioni, la cybersicurezza, l’internet delle cose (IoT), la manifattura a bassa emissione di Co2, dei veicoli connessi, autonomiea basse emissioni, la sanità digitale e intelligente e l’idrogeno», dice Edoardo Tamagnone, partner di Tamagnone Di Marco Avvocati Associati. «L’attuale contesto geopolitico ha infatti messo in grande evidenza il tema della vulnerabilità delle filiere di approvvigionamento. Con l’accelerazione di fenomeni di rientro (reshoring) delle produzioni, siè aperta una nuova fase di sviluppo industriale. In questo quadro, l’attrazione degli investimenti esteri è una priorità ed un’opportunità per la crescita e lo sviluppo tecnologico ed occupazionale dell’Italia. Tra le azioni messe in campo è anche previsto nei prossimi mesi l’organizzazione di alcuni «Road show» dedicati all’attrazione degli investimenti in Paesi del Golfo (Kuwait, Qatar, EAU, Arabia Saudita), per approfondire rapporti con fondi di investimento in settori quali le biotecnologie e immobiliare; Usa e Uk su settori finanziari e tecnologici e con azioni mirate sul settore immobiliare; Hong Kong nel settore immobiliare; Francia e Germania con focus sulla manifattura avanzata e la tecnologia, India su settori tecnologici ed innovativi e settore immobiliare. Questo intervento è dunque un ulteriore tassello della nuova «diplomazia per la crescita» che si esprime a tutto campo: nell’intelligence economica della rete all’estero del ministero degli affari wsteri, al fine di cogliere le opportunità per le nostre aziende; nella promozionee attrazione di investimenti dall’estero in grado di generare ricchezza e occupazione in Italia; nel potenziamento della nostra azione verso le Banche multilaterali di sviluppo (Bers, Bei, Banca Mondiale e Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa); nella promozione delle nostre principali fiere internazionali; nelle azioni di comunicazione e di promozione integrata, per nutrire una narrativa innovativa del nostro Paese che valorizzi i nostri punti di forza, ossia quella sintesi di creatività, innovazione e bellezza che sono sinonimo di Made in Italy».

Marco Frazzica, partner dello Studio De Berti Jacchiae da oltre 20 anni Console generale onorario di Svezia a Milano, fa presente che, dal suo osservatorio, le aziende e gli investitori svedesi sono e restano estremamente interessati all’Italia e guardano con grande attenzione e senza pregiudizi all’azione del governo italiano mirante a favorire gli investimenti e gli insediamenti in Italia, anche nell’ottica di una (necessaria) razionalizzazione amministrativa. «Gli investitori svedesi», spiega Frazzica, «possono anche contare sulla competente sezione dell’Ambasciata di Svezia che, assieme a Business Sweden (istituzione svedese da molto tempo attiva in Italia per supportare le attività svedesi), può facilitare un’interazione virtuosa tra le imprese svedesi e la realtà italiana, che è purtroppo tuttora vista come assai burocratica e complessa. Molto, infatti, resta da fare per rendere concretamente più agevole fare business in Italia, basti pensare al fatto che le procedure per iniziare un’attività possono differire addirittura da un comune all’altro. In sintesi, si può quindi concludere che le aziende svedesi stanno dando fiducia al nostro Governo, ma che sarà decisivo il se ed il come le misure legislative saranno messe in pratica, recepite nella prassi delle amministrazioni e rese concretamente accessibili agli operatori».

Per Marcello Moreo, junior partner di Lead Studio Legale «ogni intervento del Governo volto a promuovere e attrarre capitali da parte di investitori esteri riducendo iter e costi burocratici è certamente utile, soprattutto se attuato mediante strumenti ponderati ed effettivamente funzionali. Come si legge dal Documento Conclusivo della XI Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione 2023, in attuazione delle misure introdotte dalla recente normativa, le linee strategiche stabilite dal Mimit per implementare la propria politica prevedono, tra l’altro, un «road show» focalizzato a investitori extra Ue provenienti da paesi del Golfo, Usa, Regno Unito, Hong Kong e anche India con un focus sui settori tecnologici e innovativi. L’iniziativa prosegue, peraltro, l’attività già svolta durante il 2022 anche attraverso la rete estera degli sportelli Ice-Agenzia già presenti in numerosi paesi esteri, a cui anche noi come Lead Studio Legale ci siamo rivolti, con l’obiettivo di consolidare la presenza internazionale delle imprese italianee promuovere opportunità di investimento «inbound». Certamente la politica di sviluppo internazionale del mercato produttivo e commerciale italiano perseguita dal governo dovrà necessariamente essere coordinata con le prerogative di protezione degli asset nazionali strategici della regolamentazione Golden Power, ormai estesa, a seguito dei recenti interventi normativi, a numerosi settori economici e con la gestione della quale spesso ci confrontiamo. È auspicabile, altresì, che le semplificazioni attuate possano essere effettivamente estesee beneficiate anche dagli operatori che già ad oggi operano nel territorio nazionale, la cui autonomia, nonostante l’importanza degli investimenti esteri, è essenziale per il mantenimentoe lo sviluppo, anche nei mercati stranieri, delle imprese italiane».

L’Italia, negli ultimi anni, è stata protagonista di una tendenza positiva rispetto agli investimenti da parte di imprese estere. Tuttavia, restano ancora distanti i risultati ottenuti in tale ambito da altri Stati europei. «Gli investitori internazionali, infatti, appaiono scoraggiati dal permanere di alcuni ostacoli di carattere sistemico, con particolare riferimento a quelli giuridici – tra cui l’eccessivo ricorsoa lunghi contenziosi e l’incertezza regolatoria – e burocratici», dice Andrea Di Comite di Polis Avvocati, «In questo senso, ci sembra che le misure adottate dal Decreto Aiuti risultino funzionali al superamento delle criticità legate ai rapporti con la PA. Invero, appare particolarmente utile la costituzione della segreteria tecnica presso il Comitato interministeriale per l’attrazione degli investimenti esteri, finanziata dal relativo fondo, che funge da sportello unico per supportare gli investitori negli adempimenti necessari alla realizzazione dell’investimento e adotta metodologie uniformi per gli stessi. Ulterioree apprezzabile tassello di tale strategia è rappresentato dall’istituzione dell’Unità di missione attrazione e sblocco degli investimenti, prevista del DL per il rafforzamento della capacità amministrativa delle PA e finalizzata, per l’appunto, a facilitare, indirizzare e sburocratizzare le procedure per attrarre gli investimenti esteri in Italia. Anche grazie a tali strumenti, stiamo assistendo ad un incremento degli investimenti esteri, provenienti, in particolare, dagli Usa dalla Germania e dalla Francia, in alcuni settori strategici, quali l’agrifood e le energie rinnovabili. Permangono, però, ampi margini di crescita e, per sfruttarli al meglio, occorrerà continuare su questa strada, focalizzando l’attenzione e, soprattutto, le risorse del Pnrr anche sul sistema Giustizia».

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