Il convegno svoltosi ieri a Bari su «Il lavoro dell’ avvocato, ecologia e organizzazione della professione forense», organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Bari, rappresentato dal Commissario Antonio Giorgino, in collaborazione con Polis Avvocati e che ha visto la presenza, tra gli altri, del Ministro della Giustizia Andrea Orlando, si è chiuso con notevole successo di pubblico e un lascito di utili riflessioni sulle nuove modalità di svolgimento della professione.
Gli interventi che si sono succeduti, con la sapiente moderazione dell’avv. Giovanni Di Cagno, dopo i primi saluti istituzionali, tra cui quelli del sindaco Decaro e il presidente della Corte d’Appello di Bari, Franco Cassano e del Vicepresidente della Regione Puglia, Antonio Nunziante, hanno cercato di chiarire quale sia, ad oggi, la fotografia di una professione che se non cambia rischia di perdere la scommessa con il futuro.
Lucidissime, a questo proposito, le parole dell’avv. Michele Laforgia che ha aperto il panel sottolineando come il modello di avvocatura ottocentesco, basato sullo studio unitario e la solitudine del professionista chiuso nella propria stanza, non sia più sostenibile né proponibile se si vuole almeno cercare di restitutire un ruolo e una voce agli avvocati, categoria che ha visto la propria statura diminuire nel corso degli anni fino essere percepita come “pigmea”, perdente nella sempre più complessa competizione tra professioni e sul mercato.
L’unica alternativa alla paralisi e alla crisi che ha investito la categoria è quella del ricorso all’aggregazione professionale; concorde su questo anche l’avv.Giovanni Lega, presidente di Asla – associazione studi legali associati – che raccoglie i nomi dei più grandi studi legali presenti in Italia e che a Bari ha portato la testimonianza di come la funzione sociale e il ruolo costituzionale dell’avvocatura possano e debbano convivere con forme organizzative vicine a quelle dell’impresa, anche sotto il profilo etico della corporate social responsibility.
Le nuove forme associative attraverso le quali esercitare il proprio ruolo di avvocato non devono fare paura e, ad affermarlo con forza, è stata Fernanda Contri, avvocato e Presidente Emerito della Corte Costituzionale, fiera di portare di fronte a una attenta platea la sua esperienza di avvocato e di donna di legge al servizio dello Stato.
La voce più cauta della giornata è stata senza dubbio quella di Andrea Mascherin, presidente del Consiglio Nazionale Forense, che non si è detto ostile alla organizzazione sociale, puntulizzato tuttavia come le forme introdotte dalla novella vadano perfezionate e debbano essere intese soprattutto come strumenti per aiutare l’ingresso dei giovani nella professione.
La chiusura dell’incontro è spettata al ministro della Giustizia Andrea Orlando il quale ha dapprima rivendicato la propria azione politica e riformatrice e, poi, abbia ricordato l’essenzialità del ruolo dell’avvocatura nell’equilibrio, difficile, ma possibile, dei pesi all’interno del sistema giustizia. Il Ministro ha rimarcato che la battaglia di retroguardia contro queste nuove forme associative, non fa il bene dell’avvocatura.
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