La Corte di Appello di Bari ha confermato la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione per Domenico Colasanto, ex Direttore Generale della ASL di Bari, imputato per omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro e per omissione di atti d’ufficio. La sentenza arriva nell’ambito del processo per la morte della psichiatra Paola Labriola, brutalmente uccisa il 4 settembre 2013 con 57 coltellate da un paziente tossicodipendente all’interno del Centro di salute mentale di via Tenente Casale, a Bari.
La decisione della Corte ribadisce le responsabilità di chi, con il proprio operato, ha contribuito a creare le condizioni che hanno reso possibile questa tragedia. L’indagine prima e il processo dopo hanno rivelato che Colasanto, in qualità di datore di lavoro, non aveva adottato le misure necessarie per garantire la sicurezza degli operatori sanitari, nonostante precedenti segnalazioni di episodi di aggressione nella stessa struttura. Inoltre, non era stato predisposto il Documento di Valutazione dei Rischi, fondamentale per identificare e prevenire situazioni di pericolo.
Oltre alla condanna penale, Colasanto è stato riconosciuto responsabile, in solido con la ASL, del risarcimento alla famiglia di Paola Labriola, rappresentata dagli avvocati Paola Avitabile e Michele Laforgia, secondo cui “Una condanna penale per omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro è sempre una sconfitta. Certifica che una persona è morta, nel nostro caso non solo per mano di chi ha trucidato Paola Labriola con 58 coltellate, nell’ormai lontano settembre del 2013, ma anche per colpa di chi avrebbe dovuto tutelarne la sicurezza e l’incolumità. Una vittima del lavoro, come tante e tanti, ancora oggi, nel nostro Paese. Speriamo che non accada più, e speriamo anche che questa condanna sia di monito e insegnamento per tutti”.
Questa vicenda ci ricorda quanto sia fondamentale garantire ambienti di lavoro sicuri, soprattutto nei contesti sanitari, dove il rischio di aggressioni è purtroppo concreto. La sicurezza sul lavoro non è un’opzione, ma un obbligo imprescindibile per la tutela della vita di chi ogni giorno dedica il proprio impegno alla cura degli altri.
Sulla stampa:
La Gazzetta del Mezzogiorno: Omicidio Paola Labriola, confermata la condanna a 3 anni per l’ex direttore Asl Bari: «Sviò le indagini»
Corriere del Mezzogiorno: Bari, la psichiatra Paola Labriola uccisa a coltellate: condannato l’ex dg della Asl. «Non garantita la sicurezza sul lavoro»
la Repubblica: Omicidio Paola Labriola, in appello 3 anni e 6 mesi per l’ex dg Asl Bari. “Non garantì sicurezza”